Jessica Bernardo Ciddio è la protagonista del libro ‘Ti racconto un po’ di me’. Con questo articolo voglio entrare nel vivo del libro e iniziare a parlare un po’ di lei e di come sia stata la sua adolescenza. Lei amava la sua famiglia e il fatto di avere radici così profonde e legate a una tradizione diversa da quella in cui viveva. Molto spesso, per motivi lavorativi o semplicemente perché dove nasci non è più ciò che vuoi, ti sposti in altre regioni; questo ti porta a unire la tua cultura con un’altra che deve amalgamarsi con la tua. Non è sempre semplice, ma una cosa che Jessica non avrebbe mai potuto cambiare era l’amore che ogni membro della sua famiglia provava l’uno per l’altro.
Nonostante si sia dovuta spostare, l’ingresso di Jessica a scuola è stato molto piacevole. Ha avuto la fortuna, che lei riteneva tale, di avere come insegnante proprio sua madre. Mentre i suoi compagni la chiamavano “maestra”, lei godeva di tutti i privilegi che una bambina della sua età poteva aveva.Era solita studiare fino alla fine dell’orario scolastico e poi fare cose semplici come mangiare un panino al cioccolato. Tutto era semplice, proprio come piaceva a lei. Sua madre le stava impartendo istruzioni per iniziare una nuova vita e lei si sentiva protetta e amata. Questo non è forse ciò che ogni bambina desidera durante la sua crescita? Certamente sì, ma non è così spesso. In realtà, nella normalità, la madre è la madre e la maestra è la maestra. Nel caso di Jessica, però, lei vedeva solo aspetti positivi in questa esperienza. La sua prima elementare era iniziata con grandi agevolazioni, ma sua madre era solo la supplente. Purtroppo, questa situazione non sarebbe durata per tutta la durata delle elementari.
Quando Jessica terminava le sue sessioni di studio, era consuetudine per lei dirigersi al parco in compagnia delle sue amiche per trascorrere del tempo divertendosi insieme. In quei momenti, la vita assumeva un tono di semplicità che, paradossalmente, portava con sé una grande gioia. I loro passatempi erano di quelli che oggi potrebbero sembrare modesti, ma erano intrisi di autenticità e vitalità.
Le risate echeggiavano mentre si cimentavano in giochi all’aperto, scambiavano racconti di avventure fantastiche e condividevano i piccoli eventi della giornata. Senza le distrazioni dei dispositivi digitali che spesso dominano l’attenzione dei giovani di oggi, il parco diventava un luogo di connessione umana genuina.
In quel contesto, la semplicità era la chiave che sbloccava la felicità. Non c’era bisogno di straordinari lussi o intrattenimenti sofisticati. Bastavano la presenza delle amiche, il profumo dell’erba fresca e il calore del sole per creare un ambiente di serenità e spensieratezza.
Questa sensazione di gioia derivava dalla capacità di apprezzare l’essenziale, di abbracciare i momenti senza la necessità di complicazioni o artifici. La vita di Jessica, in quegli istanti, trasmetteva l’importante messaggio che la felicità può risiedere nelle cose più semplici e genuine.
In un mondo in cui le richieste e le distrazioni possono essere travolgenti, riflettere sulla gioia che Jessica trovava nella sua routine quotidiana al parco ci ricorda che, a volte, è nei momenti di semplicità che scopriamo veramente il significato più profondo della felicità.
Una vita semplice, proprio come quella descritta in questo libro, può aiutarci a ricordare che alla fine ciò che conta veramente è… stare bene.
La scrittrice
Serenella Pintus