Ecco, ci ritroviamo a discutere di un argomento che ci colpisce direttamente, senza esclusioni. È un problema del passato? Un mero esercizio retorico? Non credo proprio. Jessica, nel suo racconto, ci spiega come il bullismo costante relativo al suo peso e alla sua vista, problemi che appartengono all’adolescenza ma che si riflettono nella vita di tutti i giorni, può coinvolgerti così profondamente che alla fine la tua attenzione viene dirottata altrove, lasciando spazio alla paura e all’insicurezza. Questi fattori hanno rovinato un periodo della sua vita che avrebbe potuto essere molto più felice. Quell’anno, ha perso il suo percorso scolastico e ha dovuto ripetere l’anno a causa di queste difficoltà.
Come ho già sottolineato in un articolo precedente, viviamo in un mondo in cui ci vengono imposti standard quasi impossibili da raggiungere, se non attraverso sforzi titanici e cambiamenti costanti. Essere un individuo unico comporta inevitabilmente delle differenze, ma quando fin dall’infanzia la società ci presenta modelli perfetti che fanno del loro aspetto un lavoro e sono costrette a conformarsi a questi standard, noi non abbiamo alcuna base di competizione per competere con loro, ed ecco il fallimento.
In questo articolo vorrei mettere l’accento su come atteggiamenti sbagliati verso gli altri e modi non corretti possono effettivamente compromettere la felicità delle persone. In questo periodo, Jessica, la nostra autrice, avendo appena iniziato le scuole medie e non avendo ancora compreso come muoversi all’interno di un nuovo ambiente, di sicuro preferirebbe avere attorno dei compagni che la supportino, invece che la prendano in giro per le sue differenze fisiche. Purtroppo, le cose non vanno così, creando a Jessica non pochi problemi che la portano poi a perdere l’anno scolastico perché non riesce a concentrarsi sullo studio invece del suo corpo.Nonostante i suoi sforzi di inserirsi in un nuovo ambiente e di capire le nuove materie, la sua vera attenzione è rivolta al fatto di non essere come gli altri la vogliono. La sua paura e la sua sofferenza, purtroppo, non hanno sfogo e finiscono con un fallimento scolastico. Molto spesso i nostri ragazzi adolescenti si trovano ad affrontare situazioni simili, e i più deboli finiscono inevitabilmente nel mondo della droga per trovare una via d’uscita da quella sensazione di inadeguatezza che sentono dentro. Tutto ciò è spesso accompagnato da famiglie che non riescono a comprendere il disagio dei loro figli e non gli danno il giusto peso. Credo che il lavoro dei genitori sia uno dei lavori più difficili che ci siano, proprio perché riguarda l’educazione di altre persone che un giorno diventeranno i nostri futuri uomini e donne. Ma essendo un lavoro molto difficile, è come una partita a scacchi che viene giocata assolutamente in sincronia con la società in cui viviamo, che influisce senza ombra di dubbio su ognuno di noi. Per fortuna, nel caso di Jessica, è stato possibile, nonostante il disagio ricevuto, sostenerla e farle capire che lei era speciale così come era.
Questo è uno dei motivi per cui la nostra autrice ha deciso di scrivere la sua storia, affinché possa essere d’aiuto ad altre persone come lei (c’è ne sono molte) e ai genitori che affrontano ogni giorno lo stesso problema e non sanno come sostenere i loro figli. Non c’è una bacchetta magica per sapere sempre se ciò che fai è giusto, ma sicuramente essere presenti nella vita dei propri figli e far loro capire la loro unicità è importante. Ciò che invece non aiuta nessuno è quella cosa con cui molto spesso ci confrontiamo, ovvero la comparazione, che funziona più o meno così: “Siccome non sono in questo modo, così alta, così magra, così ricca, eccetera, eccetera, non ho valore.” Non c’è bugia più grande di questa.
Con questo articolo voglio proprio sostenere ciò che Jessica scrive, al fine di sostenere tutti noi nelle nostre differenze.
La scrittrice
Serenella Pintus